Storia

“La sua storia si perde in un lontano passato “ – racconta nonna Maria,

L’estate, lungo gli assolati pendii del versante amalfitano dei Monti Lattari dove il verde della collina va quasi a scontrarsi con l’azzurro del mare, tanto sono vicini, è amabilmente calda e gradevole. I raggi del sole che sembrano cullare dolcemente, avvolgendo con il loro calore sin dal primo mattino, accompagnano luminosi fino al tramonto. Qui il vento non è mai troppo freddo ed il profumo del mare, misto a quello delle zagare e dei fiori di carrubo e melograno, sale benefico fino ad inebriare con la sua salsedine che tanto giova alla salute. Su questa dorsale a picco sul Tirreno, quasi arrampicata sulle rocce, ad un’altezza variabile dai quattrocento ai seicento metri sul livello del mare, trova la sua ideale coltivazione il famoso e ormai rinomato Spunzillo degli Dei. Le terrazze che affacciano sul Sentiero degli Dei, da cui lo Spunzillo prende il nome, ed il dolce clima della collina regalano un prodotto di qualità eccellente, grazie alle origini vulcanico-marine del territorio particolarmente ricco di sali minerali.

La sua storia si perde in un lontano passato “ – racconta la nonna Maria, e aggiunge –” da più secoli si segue lo stesso caratteristico metodo di raccolta; di buon mattino, con una tecnica rituale e faticosa, mani sapienti di contadini esperti staccano delicatamente i piccoli e saporiti pomodorini, avendo cura di conservarli attaccati ai rametti per poterli poi raggruppare in spunzilli o ‘nzerte mediante l’aiuto di un pezzo di spago o di un filo di ferro. Vengono, poi, appesi tramite chiodi e tenuti in bella vista in cucina, nelle cantine o in cortili coperti. Sono molto belli da vedere e servono come provvigione tutto l’anno.

In tutte le case coloniche e in qualsiasi cucina che si rispetti non possono mancare questi grappoli di pomodorini per avere sempre a disposizione il sapore e l’odore dell’estate, essedo
indispensabili ai molti piatti tipici della gastronomia locale.

Questi frutti succosi e invitanti, ricchi di accertate virtù salutari, hanno però denominazioni diverse a seconda della forma, della consistenza e della loro varietà ed hanno chiaramente assunto il loro nome dal luogo in cui ne è stata selezionata la variante specifica. C’è il “pomodorino con il pizzo” detto anticamente “o’ cruvarese ‘e Conca” (Conca dei Marini), piuttosto piccolo, tondeggiante e che termina a punta sottilmente aguzza. La sua denominazione, di incerta origine, pare voglia alludere a un tipo di pomodorino a grappoli coltivato sui versanti più scoscesi e assolati del territorio e in terreni argillosi e piuttosto asciutti; è particolarmente ricercato perché si lascia preferire per il sapore intenso e piacevolmente agrodolce. C’è inoltre un pomodorino altrettanto prelibato e gustoso ma con caratteristiche chiaramente diverse che viene generalmente indicato come il “a’ riccia ‘e Furore”. Si segnala per la dimensione che assume quando raggiunge la completa maturazione, è così chiamato per la insolita piantina che lo produce, che ha foglioline piccole e stranamente arricciate, forse a causa del terreno notoriamente sassoso e arido in cui prospera. Produce frutti piccoli ma dalla polpa particolarmente asciutta e saporita.
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